Testi tratti da Una terra senza sentieri di Ilaria Freccia

da “ Lidea documentaria – altri sguardi del cinema italiano- Marco Bertozzi- Editore Lindau

Si dice che la conoscenza é necessaria alla comprensione della realtà. Ma, che cos’e che conosciamo veramente?

Le idee non hanno niente a che vedere con la verità; la verità é qualcosa che deve essere sperimentata direttamente, di momento in momento.

Perché la verità si affermi tutto deve dileguarsi: fede, conoscenza, esperienza, ideologia, si deve sperimentare una forma di “assenza”.

La scelta di fare documentari è nata dalla necessità di informare, di approfondire aspetti marginali e precari della realtà, ma senza presentarli come un “inferno”, come spesso accade nel giornalismo odierno.

L’India è stata quella diversa realtà che mi ha permesso di perdermi, di capire che la realtà è come uno specchio che nasconde altre verità, che l’oggettività non esiste.

L’India t’insegna che la realtà é maya, illusione.

E attraverso la consapevolezza dei limiti, miei ma non solo, ho scoperto una straordinaria tranquillità. Quella tranquillità che permette di andare più vicini alla verità delle cose.

Ho dovuto riscoprire questo stesso atteggiamento confrontandomi con le mutilazioni sessuali femminili in Africa, ma non è stato facile.

Come documentare simili torture? Dolore inferto da donne su altre donne. Spesso all’insaputa dei maschi.

Ma sono state le donne africane stesse a chiedermi di mostrare tutto, più dolore, più orrore, ma dovevo anche trovare il modo di non giudicare e di riuscire ad ascoltare. Tentando di non omologare. Senza manipolare.

Ma accettando di far filtrare i miei sentimenti.

In ognuno dei miei documentari: quello sul lavoro minorile e sulle comunità d’eunuchi in India, quello sulle spogliarelliste nelle aree industrializzate del nord Italia, quello sulle mutilazioni sessuali in Africa Centrale, quello sul microcredito in Bangladesh, e infine quello sugli stranieri che vivono intorno a Piazza Vittorio a Roma, ho cercato di giocare con il linguaggio filmico rischiando a volte di andare “ oltre ” a ciò che si definisce normalmente come documentario.

Spesso ci limitiamo a vivere nel regno del tempo passato, la nostra memoria, in attesa delle sensazioni che ci aspettiamo dal futuro, ma talvolta si percepisce, forse per un attimo fuggente, che la “ verità ” è una terra senza sentieri.